Agostino Bonalumi
Paolo Radi: Corporeo silenzio
Nel trattato della pittura Leonardo consiglia il pittore a non definire i contorni, a sfumare, così che il riguardante vedrà lui la linea conveniente al disegno delle cose. Per Paolo Radi, è egli stesso che ce lo dice, le cose stanno sospese in un limbo dove ancora non hanno e nemmeno avranno forma, o l’hanno avuta un tempo. Spazio e tempo dunque, dove quasi anemia consuma, l’una nell’altra, ombra e luce nel sentimento, più che nell’annuncio dell’appena accaduto; forse dell’appena prossimo accadere. Capita, nel gran pitturare di troppa arte di oggi, nella precipitazione del gusto ad un pittoricismo più o meno materico, anche quando fosse scultura, o fossero operazioni altrimenti definite, capita dicevo, che tra progetto e materiali impiegati, finanche tra il progetto e il linguaggio che si vorrebbe lo esprima, rimanga distinzione, separazione, incongruità insomma. Non così nell’opera di Paolo Radi, dove nella rigorosa esattezza linguistica l’espressione consuma in sé le apparenze dei materiali impiegati, così come il procedimento, pur nella loro evidenza ad una attenzione che si fermi al manufatto, ovvero a ciò che è supporto all’indicibile che l’arte dice. A. Bonalumi
Testo pubblicato dalla Galleria d’Arte Marchetti nel catalogo “Corporeo silenzio” in occasione della mostra “La luce dei corpi sottili” del 2005. (ed. Il Bulino Roma)